Le parole sono importanti

4 Marzo 2015 - di Alessia Dulbecco

oggi, tra le pagine di Facebook, mi sono imbattuta in questo articolo:

http://m.ilgazzettino.it/m/gazzettino/articolo/NORDEST/1203462

Proviene da una testata on line, Il Gazzettino. Il testo dell’articolo è il seguente:

ROVIGO – Un uomo di 37 anni residente in un Comune dell’Alto Polesine, padre di una bambina, è finito in manette dopo che gli investigatori della Polizia Postale hanno scovato nel suo computer una sessantina tra foto e video di bambini impegnati in scene di sesso con adulti.

L’inchiesta, partita da Perugia, potrebbe riservare ulteriori sviluppi: in uno dei video, infatti, comparirebbe una bambina con meno di dieci anni in una scena di sesso esplicito con un adulto. Gli investigatori non escludono che la piccola possa essere la figlia dell’indagato e l’adulto lo stesso genitore.

L’accusa per l’uomo, al momento, riguarda solo la detenzione di materiale pedo-pornografico.

Sempre più spesso mi capita di leggere articoli riguardanti violenza sessuali ai danni di minori scritti con un linguaggio non adeguato. Ricordo a tal proposito che il gruppo di Narrazioni differenti ha dato vita ad una campagna mediatica proprio per cercare di portare nuova attenzione al problema (se volete informarvi, qui alcuni dettagli).

Vorrei ricordare al giornalista in questione che i bambini non “fanno sesso” con gli adulti. I bambini che subiscono una violenza dovrebbero essere chiamati “vittime” e l’espressione “fare sesso” andrebbe sostituita con “violenza sessuale”.

La seconda parte dell’articolo, quella che si riferisce alla possibilità che le foto di una bambina, presenti nel pc, siano addirittura della figlia dell’arrestato risulta poco comprensibile (scrivere che “gli investigatori non escludono che la piccola possa essere la figlia dell’indagato e l’adulto lo stesso genitore” è più distaccato rispetto ad un’affermazione cos’ impostata: “gli investigatori non escludono che la piccola possa essere la figlia dell’indagato e l’adulto lo stesso padre”).

Mi piacerebbe che ci fosse una nuova e più autentica attenzione rispetto alle parole che si utilizzano quando si fa riferimento a fatti di cronaca particolarmente gravi, come una violenza operata ai danni di un minore o di una donna. Il linguaggio deve dare una visione chiara dei fatti e  non deve nascondere o celare la verità. Il linguaggio contribuisce poi a costruire una visione del mondo. Se, anche in maniera indiretta, veicoliamo l’idea secondo la quale un minore può “fare sesso” con un adulto implicitamente lo stiamo rendendo parte attiva anziché vittima di un reato odioso. Questo vale sia quando si scrive di violenze ai danni di bambin* sia nei confronti delle donne.

E’ importante acquisire consapevolezza rispetto a questi meccanismi e denunciarli subito (commentando la notizia, inoltrando una mail a siti – come appunto quello di Narrazioni differenti – che si occupano della rilevanza del linguaggio all’interno degli studi di genere).

Perché, come diceva Nanni Moretti, le parole sono importanti.

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2 responses

  1. Sara Fabrizi ha detto:

    Purtroppo per quel che riguarda in particolare i giornali online la fretta e la sciatteria di chi redige gli articoli sono all’ordine del giorno e denotano la più completa superficialità riguardo ciò di cui si parla. E ovviamente ciò innesca una spirale viziosa che colpisce chi legge (o spesso si limita a dare un’occhiata al titolo) ma soprattutto i diretti interessati: così invece di informare si fa notizia.

    1. alessiadulbecco ha detto:

      Una lettura precisa del problema!spesso sono gli stessi autori degli articoli a non avere una adeguata formazione in merito alle questioni di genere, all’omofobia e al linguaggio.. paradossalmente mentre si in-forma attraverso i contenuti delle news si de-forma ceeando un’immaginario storpiato ed irreale..

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