11 Dicembre 2015 - di Alessia Dulbecco
Ho deciso di iniziare questa prima riflessione tra il fotografico e il pedagogico partendo da un libro, uno dei tanti ricevuti per il mio compleanno.
Si tratta del volume che ha reso celebre Nan Goldin, The ballad of sexual dependency. A sfogliarlo sembra quasi di violare l’intimità dell’autrice: ogni scatto è personale, ogni persona ritratta ha un legame affettivo con la fotografa. Ciò che Goldin indaga è il legame affettivo e, in particolare, quella duplice esigenza che si scatena all’interno di ogni relazione: il desiderio di autonomia e la voglia di essere interdipendente da un’altre persona.
Scrive nell’introduzione:
Ho un forte desiderio di essere indipendente, ma allo stesso tempo un desiderio per quell’intensità che emerge solo nell’interdipendenza. La tensione che si crea sembra essere un problema universale: la lotta tra autonomia e interdipendenza. (…)
Le storie che racconta descrivono l’universo che abita: un universo che si pone ai margini della società e che le consente di ritrarre abietti, amici malati di Aids, trans.
Compie, inoltre, una prima riflessione sul genere. Scrive:
Ho visto che il mito dell’amore romantico contraddice la realtà della coppia e porta avanti una definizione di amore che crea aspettative pericolose.questo mito non permette l’ambivalenza che è naturale in ogni coppia duratura. Lo scontro che si crea tra le fantasie e la realtà di una relazione può portare all’alienazione e alla violenza.
Se uomini e donne appaiono spesso inadeguati uno rispetto all’altra, forse è perché hanno differenti realtà emotive e parlano un linguaggio emotivo diverso. Per lungo tempo ho trovato impossibile capire il sistema dei sentimenti maschile. Non potevo pensare che loro fossero vulnerabili e li ho rafforzati in un modo che impediva il riconoscimento delle loro paure e dei loro sentimenti. (…) La costruzione dei ruoli di genere è uno dei maggiori problemi che i soggetti portano con se in una relazione.
Come bambini, siamo programmati all’interno di quelle limitazioni indotte dalle distinzioni di genere: i maschietti devono essere dei combattenti, le bambine piccole donne carine e gradevoli. Ma quando cresciamo una autoconsapevolezza si sviluppa e ci fa vedere il genere in quanto ‘decisione’, come qualcosa di modificabile. Puoi giocare con le regole imposte dalla tradizione o puoi lottare contro di esse esprimendo la tua tenerezza e la tua tenacia per contraddire gli stereotipi. (…) piuttosto che accettare le distinzioni di genere, la questione è di ridefinirli.

Celebre è il suo autoritratto dopo essere stata picchiata

E’ una lunga riflessione sulla relazione e sull’umano, quella messa a punto da Goldin. Mostra l’umanità dietro la de-formazione causata dall’uso e dall’abuso di sostanze ma anche i giochi relazionali all’interno di “coppie non convenzionali”. E’ un ritratto preciso di una generazione, che brama il contatto umano forse perché, più di tutte, ha sperimentato il dramma della distanza, della violenza e dell’abbandono.


Lo prendo come un ottimo consiglio di lettura. Grazie Ale, come sempre!
Grazie a te, Sara! È un volume fotografico molto importante, non posso che consigliarlo!