16 Luglio 2015
Chi segue il blog lo sa: mi capita spesso di avviare una riflessione partendo da un film, un libro o una notizia di cronaca. Oggi vorrei partire da una pubblicità. E no, non utilizzerò – questa volta! – uno spot per rimarcare le differenze di genere o portare alla vostra attenzione il sessismo strisciante che spesso si percepisce in molte immagini che fluiscono attraverso il canale TV. Per una volta vorrei parlarvi di una pubblicità “virtuosa” .
La pubblicità in questione è quella di un’autovettura. Si svolge in un ambiente domestico, un salotto, e i protagonisti sono il bambino – intento a leggere la pagella – e i genitori, seduti vicini, che lo guardano e aspettano impazienti. I voti che il bambino legge sono disastrosi.. Uno..due …tre… Ma nonostante questo i genitori sembrano entusiasti. ” hai preso tre! È già tre volte meglio del voto precedente!” Oppure “ottimo! Ti mancano solo tre punti per raggiungere la sufficienza!”.
Chiaramente lo spot è portato agli eccessi però il messaggio è secondo me interessante e apre la strada ad una bella riflessione che il corso sui Bes e sui Dsa che sto frequentando ha decisamente favorito. Uno dei principali problemi per i bambin*\ragazz* che possono essere inquadrati tra i Bes o i Dsa è la motivazione. Un problema di apprendimento si riflette inevitabilmente sulla motivazione, per lo studio e per il personale percorso scolastico, del quale l’alunn* non si sente parte. Un bambin* poco motivato sarà più frustrato e percepirà le varie attività didattiche con maggior fatica, come un peso.
Il ruolo del facilitatore dovrebbe essere un po’ come quello dei genitori dello spot: senza spingersi tanto (come nello spot) il facilitatore ha il compito di sostenere la motivazione dell’alunn* e per farlo è essenziale procedere per semplici passaggi: dare meno compiti, eseguire esercizi più semplici ma in autonomia, passare – nell’atto della realizzazione dell’esercizio – da un aiuto, ad un sostegno, ad una supervisione, in modo che percepisca un nuovo senso di autoefficacia.
Promuovere il senso di autoefficacia significa sviluppare l’empowerment, che potremmo definire come il processo – e l’esito – che porta la persona a percepirsi potente. Favorire l’empowerment è fondamentale per tutt*, in qualsiasi momento dell’esistenza, ma acquisisce un valore ulteriore per i bambin* diagnosticati da Dsa o che possiedono Bisogni educativi speciali.
(Immagine tratta da Google)