25 Novembre 2019 - di Alessia Dulbecco
Oggi, come ogni 25 novembre, si celebra una giornata che rappresenta la sconfitta di tutt*. Un mondo che ha (ancora) bisogno di una giornata così, per sensibilizzare le persone nei confronti degli abusi, delle violenza, dei femminicidi subiti dalle donne è – diciamocelo – un mondo che ha perso.
Non starò qui a ricordare perché abbia – purtroppo – ancora senso una ricorrenza come questa (andate sulla pagina istat e troverete, numeri alla mano, il perché di questa giornata).
Quello che mi preme ricordare è che questa giornata non dovrebbe essere funzionale a ricordare quanto ingiusto sia subire violenza- e in alcuni casi anche la morte – per mano di chi dice di amare: tutt* si schierano ovviamente contro comportamenti di questo tipo.
Oggi troverete ovunque – dalle foto profilo di Fb fino agli status o ai post – immagini e frasi di persone che si professano contro la violenza sulle donne.
Già, schierarsi in questo senso è facile. Chi direbbe che è giusto picchiare una partner se non ci prepara la cena o se scambia una battuta con un altro uomo?
Ma quant* appoggiano una donna che si ribella ad una battuta sessista? Quanti si sentono in diritto di fare “complimenti” non richiesti ad una ragazza? Quanti spiegano alle donne come dovrebbero pensare/agire/fare?
Purtroppo, questi comportamenti non sono ancora considerati nella loro gravità. Spesso vengono screditati (“ma è solo una battuta!”, “ma lo dico per te”, “ma è solo un complimento!”).
In realtà, come ormai gli studi hanno ben illustrato, la violenza – quella più brutale, fatta di botte, insulti e in taluni casi di morte – non si verificherebbe se a sostenerla non vi fossero atteggiamenti di questo tipo.
(fonte chayn Italia)
La violenza esiste e continua a mantenersi forte e in vita grazie alle forme implicite, silenti, che giustificano una cultura patriarcale e maschilista. Sono atteggiamenti ormai acquisiti e spesso agiti anche dalle donne nei confronti di altre donne (si definisce “maschilismo interiorizzato).
Per mol* sembra assurdo ma le conseguenze più gravi sono in realtà possibili semplicemente dalla reiterazione di questi atteggiamenti.
Una giornata come questa è funzionale solo se contribuisce a mettere in discussione questi atteggiamenti, se permette ad ognuno – uomo e donna – di giudicarli negativamente e scegliere di non applicarli più.
Informatevi, provate a mettere in discussione questa modalità, alzate la testa nei confronti di chi dice siano “solo battute”.
Oggi, come in tutti gli altri giorni dell’anno, abbiamo bisogno di alleati/e, non di persone che si rammaricano ogni volta (più o meno una volta ogni SESSANTA ORE) in cui il tg dà la notizia di un altro femminicidio.
E tu, da che parte stai?
dr.ssa Alessia Dulbecco