#0. Di Pedagogia e Fotografia. Nessi possibili.

10 Dicembre 2015 - di Alessia Dulbecco

Chi frequenta questo blog saprà che i miei principali interessi  si situano all’interno dell’educazione, della formazione e degli studi di genere. Amo confrontarmi su molte tematiche prediligendo sempre una prospettiva pedagogica attraverso la quale analizzare ogni aspetto di una determinata questione (sia essa relativa alla recensione di un saggio, alla riflessione su avvenimenti sociali, brevi considerazioni su fatti accaduti).

Il pedagogico assomiglia ad un prisma multisfaccettato: le questioni sociali, politiche, culturali possono essere indagate a partire da un’analisi che ponga in risalto tutto ciò che attiene all’educativo e al formativo. Per questo ho deciso di affrontare – in tre articoli diversi – il legame tra pedagogia e fotografia indagando in particolare i temi della formazione e quelli relativi agli studi di genere.

Se abbandoniamo progressivamente l’interesse per i lavori fotografici naturalistici, paesaggistici o documentaristici, se si poniamo al di là degli eventi mondani e delle riviste patinate (ambienti ai quali si tende ad associare il mondo della fotografia) scopriamo che l’immagine è contemporaneamente un’impalcatura concettuale e uno strumento pratico che ci consegna analisi e riflessioni dall’alto valore culturale.

Quale collegamento si può individuare tra il fotografico e il pedagogico? come può la fotografia contribuire alla formazione dell’essere umano? Attraverso quali interrogativi?

Il fotografico – proprio per via di quegli elementi che lo caratterizzano, come ad esempio l’universalità dello strumento comunicativo, la rapidità, la profondità di analisi – risulta essere uno strumento privilegiato di osservazione di determinate realtà: il lavoro di Oliviero Toscani sulla guerra ne è un esempio. La fotografia, qui, diventa un mezzo per stabilire un possibile punto di contatto tra l’arte e le guerre andando  ad individuare la bellezza all’interno dei più sconcertanti fatti di sangue dell’umanità.

Ma il fotografico può essere uno strumento formativo?  Può essere uno strumento privilegiato per introdurre un nuovo punto di osservazione all’interno delle tematiche di genere?

Risponderò – in maniera del tutto personale  e parziale – a questi interrogativi analizzando due opere – di due autrici che si sono interrogate sui temi della sessualità e del genere – e un blog di un fotografo che cerca di restituire al fotografico quel valore che le estreme banalizzazioni della contemporaneità gli hanno sottratto.

 

 

 

 

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