L’educazione e la speranza

12 Settembre 2016 - di Alessia Dulbecco

Quello appena trascorso è stato un ottimo weekend e mi piace molto l’idea di cominciare una settimana raccontandovi come ho trascorso gli ultimi due giorni di – più o meno! – relax. Credo che siano le occasioni di riposo, di svago, di condivisione a darci le occasioni per ricaricarci, a maggior ragione se si svolge un lavoro impegnativo, fatto di progettualità e di incontri altamente significativi con l’altr*.

Così, se la domenica è trascorsa ammirando le bellezze della mia bella Toscana, degustando e scherzando con amiche (che, poi, sono anche colleghe), il sabato è stato dedicato alla formazione. Un’occasione particolare, a Vaiano, per parlare di un’ “Altra Scuola”. Una scuola attenta alle esigenze dei bambin*, capace di porsi da un’angolazione differente (ma per davvero, non solo per esigenze ministeriali che – sappiamo – introducono tanti cambiamenti..salvo poi fermarsi alla teoria).

Moltissimi seminari, tutti dedicati a temi innovativi (home schooling, scuole parentali, la realizzazione di asili nel bosco…). Io ho scelto di focalizzarmi sull’Osservazione del bambino nell’approccio montessoriano. Un tema interessante, due relatrici che lavorano da Anni all’interno dell’Opera Nazionale Montessori, formate e molto preparate.

Ci sono state molte attività pratiche che ho gradito molto e tanti momenti di scambio col gruppo. Di tutta la giornata, però, porto via soprattutto un pensiero che una delle formatrici ci ha riportato. Si tratta di una considerazione propria di Maria Montessori la quale sottolinea come l’ambiente definisca le persone. Se un bambino cresce in un contesto di amore, di riconoscimento sarà necessariamente foriero di pace. Questo pensiero ha una rilevanza assoluta in questo periodo particolarmente complesso a livello sociale. Mi chiedo quanti bambin* vivano in contesti di odio – e penso chiaramente alla guerra, a coloro che sono costretti a lasciare tutto per una vita incerta in un’altra zona, ai tanti bambin* che assistono a violenza domestica per non pensare a coloro che la subiscono… – e a come sarà il loro ingresso sociale una volta adulti. Non potranno essere forieri di pace, se hanno vissuto nell’odio. Penso all’importanza dell’educazione, della ri-educazione, e alla necessità di sviluppare nuovi modelli inclusivi. Penso, in sostanza, alla bellezza e alla profondità del mio lavoro; a quanto sia complesso stare accanto alle persone, alla necessità di osservare (e su questo il metodo Montessori ha stabilito le fondamenta) senza giudicare. Penso anche al valore ultimo della Pedagogia che è poi la speranza e la fiducia nella possibilità di creare un  ambiente nuovo..questa volta autenticamente foriero di pace.

 

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