29 Giugno 2020 - di Alessia Dulbecco
Il mio articolo su L’Indiscreto:
(…) A ogni modo, la campagna ha riportato in primo piano un argomento interessante, la percezione sociale della maternità e della gravidanza. Per quanto oggi diventare madre non costituisca più un destino inevitabile, la pressione sociale resta fortissima grazie al mantenimento di un immaginario punitivo nei confronti delle donne che scelgono di tutelare la propria libertà individuale.
Questa condanna, infatti, traspare non tanto rispetto alle donne che scelgono di non fare figli (il movimento Childfree, esploso degli ultimi anni, dimostra che vi è più tolleranza nei loro riguardi) ma soprattutto nei confronti delle donne che, pur scegliendo di fare un figlio, non si immolano totalmente sull’altare della maternità. Chi sostiene questa visione ritiene che l’amore materno – tratto distintivo di ogni donna – dovrebbe considerare il benessere del bambino come priorità assoluta rispetto al quale sacrificare ambizioni, desideri e libertà.
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in copertina Honoré Daumier, The burden
L’idea di maternità è cambiata molto nel corso degli ultimi secoli, e lo stesso è accaduto negli ultimi anni. Conoscere questa storia ci aiuta a capire perché una “buona madre” non esiste, ma anche perché la parità tra i sessi e tra i ruoli genitoriali è fondamentale.