29 Giugno 2020 - di Alessia Dulbecco
Il Tascabile ha pubblicato il mio ultimo articolo:
Immaginate di prepararvi per una passeggiata. Uscite dalla vostra abitazione, attraversate l’androne del palazzo e notate sul portone d’ingresso un bel fiocco rosa: immediatamente realizzate che i vicini di pianerottolo con cui ogni tanto vi soffermate a chiacchierare sono diventati genitori di una bambina. Una volta per strada, incontrate un nonno che porta a spasso il nipote: come sapete che è un maschietto? Avrà sì e no quattro anni: se non fosse per i capelli corti, lo zaino dei Gormiti e il suo outifit blu, grigio e verde non lo indovinereste. Decidete di andare a comprare un regalo per la nuova nata. Al negozio di abbigliamento per bambini chiedete alla commessa in quale reparto poter trovare un body. L’impiegata vi chiede se si tratta di un regalo per un bimbo una bimba, perché cambiano i colori e i disegni. Abbandonate l’idea del body e andate in un negozio di giocattoli. Prima di trovare il reparto dei giochi dedicati alla prima infanzia vi perdete nei corridoi su cui campeggiano indicazioni molto chiare in merito al sesso e all’età dei possibili destinatari. Guardate distrattamente il packaging dei prodotti: quello delle bambine è caratterizzato da una sovrabbondanza di rosa, viola e glitter, quello dei bambini è sui toni del blu e verde e presenta grafiche molto più dinamiche.

immagine tratta da iltascabile.com
Per chi lavora nel mondo dell’infanzia o per chi ha figli/e la scena che ho provato a descrivervi risulterà familiare. L’abbigliamento, i giochi o gli oggetti destinati all’infanzia hanno una connotazione di genere che si esprime primariamente nel colore: rosa per le femmine, blu per i maschi. Ad oggi, quasi nessun oggetto che si rivolge al mondo dell’infanzia è neutro. Se non ci credete, provate a regalare una bella tutina rosa ad una coppia di genitori che ha appena avuto un maschietto: vi guarderanno storto o, al massimo, vi diranno che gliela metteranno per stare in casa (cioè quando non viene visto). Come qualsiasi altro oggetto, anche i giochi non sono neutri: la maggior parte si basa su stereotipi che contribuiscono a rafforzare la socializzazione di genere, quel processo mediante il quale bambini e bambine apprendono le aspettative sociali in relazione al loro sesso di appartenenza. Tale processo è complesso e coinvolge molte agenzie tra cui la famiglia, la scuola, i media. Come vedremo in seguito, alcune fungono da veicoli inconsapevoli, altri no.