Genitori efficaci

25 Gennaio 2016 - di Alessia Dulbecco

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Locus of control, stile attributivo e nessi pensieri-emozioni-comportamenti: rafforzare il senso di autoefficacia educativa.

Quando accolgo un nuovo genitore che arriva al mio studio parto sempre chiedendogli cosa lo porta da me. Come racconto spesso all’interno del blog, si tratta di questioni connesse alle regole educative e al carattere del proprio figli* (“non fa i compiti perché ha un carattere oppositivo!”, “Va male a scuola perché è una testa dura!”).
Queste affermazioni possono essere molto pericolose, ai fini di un buon lavoro pedagogico, perché si parte dal presupposto che – se le problematiche di attribuiscono al carattere del bambin*, ciò che lo caratterizza da sempre – sarà impossibile ogni loro modificazione. Il primo lavoro da portare avanti, quindi, è proprio una riflessione intorno all’orientamento cognitivo dei genitori e alle loro convinzioni per rafforzare il loro senso di efficacia genitoriale.

Come ci ricorda Loredana Benedetto, docente d Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Messina:

Ciò che i genitori fanno (comportamenti) è strettamente legato a un insieme di cognizioni, spesso implicite, riguardo allo sviluppo e all’educazione. (…) esse sembrano essere correlate in l’effettivo comportamento dei genitori nei confronti dei figli.

Per dirla con altre parole, molto simili a quelle dell’Analisi Transazionale: c’è una profonda relazione tra pensieri, emozioni ed azioni. Ogni essere umano è un sistema integrato composto di questi elementi e, siccome pensieri ed e,omini hanno un risvolto molto importante sulla dimensione operativa, è essenziale portare ad un livello consapevole i primi due per poter avere dei cambiamenti concreti nelle azioni educative realizzate.

Proviamo a chiarire il tutto con un esempio, anche questo proposto dalla prof. Benedetto.

Un genitore è cresciuto acquisendo il concetto secondo il quale “terra=sporcizia=malattie”. Quando vedrà il proprio figlio di due anni giocare mettendo le mani a terra o raccogliendo oggetti, potrà provare una gamma di emozioni che spazieranno dalla collera  alla paura per quel gesto che sicuramente causerà al piccolo qualche malattia (“con tutti quei virus che girano!”) e la necessità di dover lavare tutto se si sporca (“tanto poi quella che pulisce sono io!”). L’azione educativa conseguente sarà che il genitore allontanerà – con aria arrabbiata e scocciata – il piccolo da terra e non mancherà qualche rimprovero (quindi anche il bambino potrà crescere pensando che giocare per terra è orribile e causa di malattie).

Questo esempio ha la funzione di spiegare in maniera semplice il fatto che, per promuovere un intervento educativo funzionale, finalizzato al cambiamento, è  essenziale

  • portare i genitori a comprendere il nesso tra cognizioni, emozioni provate e stile educativo ( proprio quello che applicano ogni giorno prendendosi cura del loro bambin*),
  •  Portarli a conoscenza del proprio stile attributivo (locus of control).

Con stile attributivo intendiamo il nesso che il genitore individua tra causa ed effetto. Le cause possono essere interne o esterne mentre il comportamento può essere valutato relativamente al genitore che o al bambino. Se, per esempio, una papà dice di essere spesso arrabbiato coi bimbi  perché accumula tanto stress al lavoro, il processo attributivo è riferito a se stesso ed è esterno (“la colpa” delle sue arrabbiature è il troppo lavoro). Se una ma dice che il bambino fa spesso la pipì a letto perché ha il sonno agitato e spesso ha paura lo stile attributivo sarà riferito al bambino ed il locus è interno (la “colpa” della pipì a letto risiede nel carattere pauroso del piccolo).

Compito del professionista è quindi, prima di impostare un progetto educativo per la famiglia, individuare queste variabili e aiutare i genitori a diventarne consapevoli. Questo passaggio sarà fondamentale poiché aiuta mamma e papà a comprendere quando il nesso tra pensiero-emozioni-azioni sia fondamentale ai fini del cambiamento. Se una mamma si rivolge al pedagogista ma, in ogni colloquio, non manca di sottolineare quanto i problemi siano tutti causati dal caratteraccio del figlio adolescente nessun cambiamento sarà mai possibile.

Per poter cambiare è essenziale incrementare il senso di autoefficacia unitamente ad una nuova prospettiva educativa intorno alla quale il professionista costruirà il proprio intervento.

Alessia Dulbecco

facebook.com\dr.ssaalessiadulbecco

 

(immagine: web)

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3 responses

  1. Daniela ha detto:

    Interessantissimo …. ! Il tuo modo di spiegare gli argomenti fa appassionare. Grazie alessia.

    1. alessiadulbecco ha detto:

      Daniela grazie, sei gentilissima! Se ti fa piacere seguimi su Facebook 🙂
      http://www.facebook.com\dr.ssaalessiadulbecco 😉 troverai tanti link ed articoli!
      A presto!

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