13 Gennaio 2016 - di Alessia Dulbecco
Uomini maltrattanti raccontano la violenza di genere
Chi, come me, è interessat* agli studi di genere avrà avuto modo di notare che esistono, in circolazione, un’enormità di volumi pubblicati tanto da far fatica ad orientarsi nella loro scelta. Ho notato, in particolare, che esistono due modi diversi e – paradossalmente – non conciliabili di approcciarsi all’argomento.
Ci sono moltissimi volumi scientifici che propongono carrellate di dati, indagini, statistiche e prospettive teoriche di riferimento. Testi che ovviamente è bene avere e consultare ma, almeno all’inizio, rendono difficile la possibilità di avvicinarsi all’argomento soprattutto per i non addetti ai lavori.
Dalla parte opposta, invece, abbiamo tanti volumi divulgativi. Affrontano i casi più eclatanti di violenza contro le donne riportano le loro parole sotto forma di interviste o di narrazioni ideali.
A mio modo di vedere queste due prospettive hanno dei grossi limiti: intanto, si escludono a vicenda (un buon saggio non è pensato per divulgare informazioni ma è destinato di per sé ai professionisti che operano nel settore). Il rischio è che da una parte vi sia un’eccessiva rigidità e dall’altra una non accuratezza nei contenuti (spesso i volumi che intendono avere solo un compito divulgativo privilegiano il resoconto dei fatti di cronaca – a volte affrontati in maniera sensazionalistica – disinteressandosi di fornire un quadro teorico di riferimento entro il quale leggere le narrazioni).
Proprio per questi motivi ho apprezzato particolarmente l’ultimo volume di Alessandra Paunz – la professionista che ha fondato, in Italia, il primo centro per uomini maltrattanti -intitolato Da uomo a uomo. il volume ha il pregio di essere sia divulgativo che scientifico. Da una parte, infatti, indaga le forme della violenza, le zone d’ombra che impediscono al fenomeno di emergere (proprio nelle prima pagine si ricorda che – secondo il Consiglio d’Europa – almeno una donna su quattro ha conosciuto la violenza da parte di un partner o di un ex) e ribadisce le varie interconnessioni tra violenza e contesto sociale (la violenza si veicola all’interno dei rapporti famigliari, si mantiene grazie agli stereotipi e ai valori culturali distorti che hanno dato vita a rapporti e condizioni di accesso diseguali uomini e donne), dall’altra favorisce la divulgazione chiamando all’appello operatori, professionisti e uomini maltrattanti a raccontare il proprio personale vissuto. Come ha sottolineato Giacomo Grifoni nelle conclusioni il volume
ci aiuta ad effettuare una rivoluzione che ci riavvicina alla violenza e l’aspetto più innovativo è stato unire più voci in un’unica azione di contrasto (p.96).
Consiglio questo saggio proprio per la sua capacità di conciliare e dar voce ad una pluralità di prospettive. Tra i tanti pregi ha quello di essere leggibile con facilità, anche da parte di chi non conosce in dettaglio l’argomento. E, non da ultimo, dà un’opportunità fondamentale: quella di ascoltare le voci dei maltrattanti, il loro punto di vista. Quello che si può individuare attraverso le loro parole è il livello di pervasività della violenza: pervasiva perché appresa mediante stereotipi e tracce culturali che impediscono l’equilibrio nei rapporti e nell’autodeterminazione dei due sessi. Leggere le loro storie – di analisi dei dati di realtà, di presa di coscienza, di riscatto, di cambiamento – è fondamentale se vogliamo comprendere la portata del problema e individuare interventi mirati in grado di porvi un freno.
Alessia Dulbecco
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