23 Agosto 2020 - di Alessia Dulbecco
Nelle ultime settimane, complici ritmi di lavoro meno serrati, mi sono dedicata alla lettura di alcuni libri femministi pubblicati recentemente. Perché no, il femminismo non va mai in vacanza!
Vi racconto le mie impressioni… pront*?? si va!
Filo Sottile, La Mostruositrans, Eris Edizioni
Le “creature mostre” adornano la corona di Pandora. Chi si colloca nella tradizione della donna forgiata da Efeso, è consapevole di essere costruita fuori da ogni pretesa di naturalità. Come Witting ha insegnato, sono i rapporti di potere a plasmare i nostri corpi, i desideri, i comportamenti e nulla si può ridurre a due sessi, due generi: dicotomia anomala su cui l’eteropatriarcato ha costruito il suo impero.
Le creature mostre raccontate da FiloSottile sono coloro che hanno accettato questa realtà, sono i cyborg di Blade Runner, che hanno vissuto infinite avventure e non vogliono che si disperdano “come lacrime nella pioggia”.
Le creature mostre rivendicano con orgoglio la propria “mostruositrans” la loro “stuporosità” e ricercano un’alleanza transfemminista attraverso la quale tutte le creature ritratte sulla corona di Pandora si auto-organizzino in un’alleanza che permetta di contrastare le oppressioni dovute alle norme; lo scopo è quello di creare nuovi spazi di libertà, di cambiare la società.
Lorenzo Gasparrini, Perché il femminismo serve anche agli uomini, Eris Edizioni
Come spesso succede, non è il numero di pagine a determinare la qualità del contenuto. Gasparrini, articolando il suo discorso in tesi sintetiche, illustra senza giri di parole che cos’è il patriarcato, perché danneggia anche gli uomini e quali pratiche di libertà si possono iniziare a mettere in campo.
Non si diventa nulla di diverso da un uomo, ma si cambia il modo di essere uomini.
Rebecca Solnit, Gli uomini mi spiegano le cose, Ponte alle Grazie
Un volume composto da capitoli indipendenti (il primo è proprio quello che dà il titolo alla raccolta) attraverso cui Solnit ridefinisce i modi con cui le donne sono cancellate dal dibattito pubblico e dalla vita sociale. Al centro, la nostra credibilità: quella che viene messa in discussione quando proviamo ad aprire bocca attraverso il rimpicciolimento delle nostre abilità e delle nostre capacità personali (mediante la pratica del mansplaining, battezzato così proprio dall’autrice) o attraverso l’esposizione alle molestie e alla violenza sessuale, il modo più brutale per sopprimere i basilari diritti umani di integrità e autodeterminazione.
Violenza domestica, mansplaining, cultura dello stupro e sexual entitlement sono alcuni degli strumenti linguistici che ridefiniscono il mondo con cui le donne si confrontano ogni giorno.
Silvia Federici, Genere e Capitale, Derive e Approdi
Qual è il rapporto tra marxismo e capitalismo? Il volume pubblicato da Derive e Approdi raccoglie alcuni saggi dell’opera di Silvia Federici atti proprio ad indagare questo legame.
Quello che emerge è un rapporto mai concluso, sempre attuale è aperto a una doverosa (ri)considerazione delle categorie marxiane per portarle alla prova del presente, in particolare considerano la lotta ecofemminista.
Federici sottolinea in modo critico la presenza, nel pensiero marxista, di alcune categorie che si sono rivelate incompatibili con il progetto di liberazione dell’umanità. Manca infatti una riflessione sulla divisione del proletariato in base al genere, in particolare per quanto concerne il lavoro domestico e di cura, che mai si potrà meccanizzare completamente.
I saggi, soprattutto quelli che ricostruiscono i motivi, anche storici, che hanno portato le donne ad essere escluse da un reale riconoscimento, aprono quindi a nuove riflessioni e alla necessità di considerare la corrente politica anche nei suoi limiti storici. Il volume da vita così ad un incontro virtuoso tra analisi marxiana e critica femminista.
Jennifer Guerra, Il corpo elettrico, Tlon
La corporeità costituisce un segno tangibile della presenza delle persone nel mondo. Tuttavia, il corpo femminile vive nella sottorappresentazione. Nel libro, l’autrice indaga attraverso quali dispositivi il sistema patriarcale tiene sotto scacco le donne. Essi sono molteplici, a partire dall’educazione che ancora oggi differenzia maschi e femmine – gli uni orientati alla trascendenza, le altre all’immanenza – ma anche mediante la negazione delle mestruazioni, viste come qualcosa di negativo di cui è meglio non parlare.
Ci sono poi le definizioni negative di femminismo – secondo cui esso anela alla superiorità delle donne sugli uomini – e le campagne d’odio, in particolare nei confronti delle donne trans.
Secondo l’autrice, un grosso rischio dei movimenti femministi attuali è quello di rendere il femminismo una questione privata, costruendo ulteriori gabbie e muri tra chi lo esplicita in un modo (la classica donna “bella”, perfettamente adeguata alle richieste sociali) e chi in un altro (quella che non si depila, il cui corpo non è conforme ai canoni estetici…).
L’obiettivo del volume, quindi, consiste nel riportare fuori il personale in chiave politica mediante la pratica del desiderio, realizzando cioè le potenzialità delle donne, al di là delle divisioni, in una rinnovata dimensione di sorellanza.
Soraya Chemaly, La rabbia ti fa bella, HarperCollins
La rabbia è un’emozione primaria: ciò nonostante, sembra che le donne – e ancor prima le bambine – non siano nella condizione di poterla esprimere.
Eppure, oggi le donne sono arrabbiate e l’autrice – in un libro ampio e ricco di fonti – ci spiega perché: sottopagate, costantemente a rischio di subire aggressioni e violenze, non credute, impossibilitate a prendere parola nei dibattiti della vita sociale e politica.
La rabbia ci appartiene… eppure, è difficile esprimerla: le donne “per bene” non si arrabbiano, le “brave bambine” sono accondiscendenti e gentili, mica rabbiose.
È un libro potente, quello di Chemaly, che costituisce un invito per tutte le donne a riconoscere la propria rabbia, a coltivarla, perché solo la rabbia è il motore del cambiamento.
Normalizzando l’idea che le donne di tutte le età non siano arrabbiate ma tristi, insistendo perché tengano per sé la loro rabbia, mettiamo a tacere sentimenti e esigenze femminili e ne sminuiamo il valore sociale. (…) La tristezza, come emozione, va a braccetto con l’accettazione. La rabbia invece evoca la possibilità di cambiare e reagire.
Letture femministe… per i/le più piccoli/e!
I libri di cui vi ho parlato spaziano dal tema della corporeità al patriarcato, dalla rabbia al transfemminismo. Spesso mi viene chiesto come avvicinare i bambini/e ai temi di genere, ovviamente attraverso libri alla loro portata.
Beh, sono felice di potervi parlare di un volume da poco pubblicato: si intitola “maschiaccio e femminuccia” e personalmente mi sento di consigliarne la lettura dagli 8 anni (ma è perfetto anche per la scuola media!).
Silvia Pillin, Maschiaccio e femminuccia, Edizioni EL
Caterina sta per iniziare il suo ultimo anno di scuola primaria. È in ritardo, perché la mamma sta seguendo suo fratello – un fratello “scomodo”, nello spettro autistico – ma la piccola è speranzosa: sa che in classe la sua amica Lisa le terrà un posto accanto al suo. Caterina non è una bambina come le altre: ha i capelli corti, veste in modo un po’ “sgangherato” e ha la passione per sla stampa dei supereroi in 3d, grazie alla stampante che le ha regalato sua mamma, di professione ingegnera.
Quando arriva a scuola, però, scopre che l’amica l’ha tradita e l’unico posto libero è quello accanto a Riccardo, il bambino grande e grosso due volte gli altri… insomma, il bullo della scuola.
Le cose non sono come sembrano: i due sono uno lo specchio dell’altra. Perché così come Caterina è la bambina strana perché non si adegua nei gusti e nell’abbigliamento, così anche Riccardo è un bullo perché impossibilitato ad esprimersi come vorrebbe.
L’autrice alterna le voci e le prospettive dei protagonisti, costruendo un intreccio che rende visibile il potere degli stereotipi di genere e la loro pervasività. Saranno un altro bambino e un’altra bambina – Filippo e Petra – e un mercatino della scuola ad aiutare i protagonisti a scardinarli e ribaltarli.
Quando crescerai smetterai di dare così tanto valore a quello che pensano gli altri e imparerai a fare le cose che ti fanno star bene.